Terapie mirate, migliore qualità di vita, prossimità: le sfide dell’oncologia proiettata verso il domani

Domenica 4 febbraio è la Giornata Mondiale contro il cancro

In provincia di Modena prosegue il lavoro interaziendale per arrivare alla costituzione della rete oncologica ed emato-oncologica e del nuovo Dipartimento provinciale. Nel contempo cresce di qualità e quantità l’assistenza al paziente: nel 2023 i Day service oncologici di Area Nord e di Area Sud gestiti dall’Ausl hanno fatto registrare 40mila visite e 20mila accessi per trattamenti chemioterapici, a cui si aggiungono le xxx visite effettuate al COM dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria

Il consolidamento di terapie sempre più individualizzate, che garantiscono migliori risultati e minore invasività; l’incremento dei tassi di sopravvivenza, con una qualità di vita sempre più di livello; l’importanza della prevenzione, con il ruolo fondamentale ricoperto dagli screening; il lavoro di squadra dell’Azienda USL, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria (AOU) di Modena e dell’Ospedale di Sassuolo per la costituzione della rete oncologica ed emato-oncologica e del Dipartimento provinciale per garantire equità d’accesso, presa in carico globale e appropriatezza; i nuovi percorsi per portare l’assistenza sempre più in prossimità dei luoghi di vita dei cittadini e, infine, l’attenzione al paziente, che rimane al centro del percorso di cura grazie anche a progetti specifici di umanizzazione.

È un futuro sfidante ma ricco di opportunità quello che attende l’oncologia modenese, oggi più che mai alle prese con processi evolutivi che ne scandiscono le diverse attività. Quelle rivolte alla cura, certamente, ma anche alla prevenzione, con l’impegno a facilitare l’accesso agli screening oncologici, alla ricerca e al benessere psico-fisico del paziente, elementi fondamentali come ricorda il World Cancer Day, la Giornata Mondiale contro il cancro promossa dalla UICC-Union for International Cancer Control e sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che si celebra domenica 4 febbraio.

Stando a quanto riportato dal rapporto “I numeri del cancro in Italia 2023”, curato da AIRTUM, l’Associazione Italiana Registri Tumori, nel nostro Paese si assiste a un incremento generale della diagnosi di tumore: nel 2023 sono state eseguite 18mila diagnosi in più rispetto al 2020. Un andamento crescente che può essere arginato dal potenziamento delle azioni volte a contrastare il ritardo diagnostico e dall’altra parte potenziando l’azione preventiva sia primaria che secondaria. Inoltre, si stima che un corretto stile di vita ridurrebbe del 40% i nuovi casi. La mortalità per tumore ha invece un andamento in riduzione dalla fine degli anni ‘80, l’ultimo aggiornamento riferito al 2019 segnala una riduzione del 14,4% per gli uomini e del 6,1% per le donne. In particolare vi è una riduzione di tumori ad alta incidenza quali tumore della prostata, del colon-retto, della mammella e dello stomaco, e del polmone negli uomini, grazie all’introduzione di nuovi trattamenti e nuove strategie affiancate alla prevenzione.

L’assetto organizzativo – Un sistema di cure efficace non può prescindere da un’organizzazione solida, che preveda un modello incentrato sulla persona, capace di assicurare la migliore assistenza nei diversi setting di cura, dall’ospedale per acuti, alle case della comunità, al domicilio stesso del cittadino. Al consolidamento di questo sistema stanno lavorando le tre aziende sanitarie modenesi, con l’ormai prossima costituzione della rete oncologica e del Dipartimento oncologico ed emato-oncologico provinciale. Un modello che vede l’istituzione di tre livelli operativi: nei centri di primo livello, come Osco e Case della Comunità, verranno erogate prestazioni oncologiche di prossimità; i centri di secondo livello sono rappresentati dagli ospedali della rete provinciale, Carpi, Mirandola, Sassuolo, Vignola e Pavullo, in grado di assicurare prestazioni diagnostiche, terapeutiche e assistenziali di medio alta complessità; come centro di terzo livello il Policlinico di Modena garantisce la presa in cura dei pazienti a più alta complessità in ragione di competenze specialistiche a interesse oncologico ed emato-oncologico. Prossimità è una delle parole chiave del nuovo modello: avvicinare le prestazioni e i servizi ai luoghi di vita dei cittadini è un obiettivo importante, che si è già iniziato a perseguire. Come alla Casa della Comunità di Finale Emilia, dove è stato avviato l’ambulatorio di presa in carico del paziente in chemioterapia non endovenosa, un servizio dedicato ai pazienti oncologici residenti a Finale candidati esclusivamente ad una terapia orale, intramuscolare o sottocutanea.

La prevenzione – Partendo dall’assunto che il cancro è una patologia prevenibile, è facile intuire quanto sia fondamentale giungere a una diagnosi precoce, per ridurre drasticamente il rischio di morte a causa dei tumori al seno, al collo dell’utero e al colon-retto, ma anche per individuare le lesioni “precancerose”, ancora prima che queste si trasformino in tumori, intervenendo dunque tempestivamente. Una diagnosi precoce che da tempo è possibile grazie agli screening oncologici – percorsi gratuiti e rivolti a cittadine e cittadini di specifiche fasce di età – e che va associata a uno stile di vita sano. Grazie allo screening mammografico (mammografia annuale per le donne di età compresa tra i 45 ed i 49 anni e ogni 2 anni per le donne di età compresa tra i 50 e i 74 anni), ad esempio, si riduce il rischio di mortalità del 56% per il tumore al seno, il più diffuso nelle donne nonché la prima causa di morte delle donne in Europa. Mentre diagnosticare precocemente il tumore al collo dell’utero (Pap test, ogni tre anni, alle donne dai 25 ai 29 anni nate prima del 1998 e alle nate dal 1998 in poi se non vaccinate con almeno due dosi di vaccino HPV entro i 15 anni; e del test HPV, ogni 5 anni, per le donne di età compresa tra 30 e i 64 anni) riduce del 50% la mortalità e nel tempo ha ridotto del 40% l’incidenza (ovvero il numero di nuovi casi ogni anno) di nuovi tumori. Con lo screening del colon-retto (test di ricerca del sangue occulto nelle feci per donne e uomini di età compresa tra i 50 e i 69 anni), infine, la mortalità negli uomini si è ridotta del 65% e nelle donne del 54%, mentre l’incidenza dei tumori è calata del 33% negli uomini e del 21 % nelle donne.

Diagnosi e trattamento – In un percorso in forte evoluzione, soprattutto per quanto riguarda la ricerca e le nuove terapie, resta una grande certezza: la rete di assistenza, diagnosi e cura rappresentata dai Day Service e Day Hospital oncologici, gestiti dall’Azienda USL, presenti in Area Nord (Carpi e Mirandola) la cui direttrice facente funzione è la dottoressa Claudia Mucciarini, e in Area Sud (Sassuolo, Vignola e Pavullo) sotto la guida della dottoressa Lucia Longo, e dal Centro Oncologico Modenese (COM) del Policlinico di Modena gestito dall’AOU. Una rete integrata, che comprende altri servizi e reparti specialistici, per un approccio multidisciplinare e multiprofessionale che consente la discussione collegiale dei casi più complessi.

Nel 2023 l’attività dei Day Service e Day Hospital oncologici della provincia ha fatto registrare numeri importanti: 40mila le visite e i colloqui complessivamente erogati, di cui circa 3.200 prime visite, e 20.600 gli accessi per trattamenti chemioterapici. Infine negli ospedali a gestione Ausl sono stati eseguiti oltre 500 interventi chirurgici per tumori principalmente alla mammella, al colon, alla prostata, ai reni, alla tiroide e all’utero.

ATTIVITA’ COM

Umanizzare le cure – La diagnosi precoce, la presa in carico personalizzata e la disponibilità di terapie innovative hanno portato a un aumento della sopravvivenza dopo la diagnosi di patologia oncologica. Questo determina una nuova sfida per i servizi sanitari: i pazienti “convivono” con il tumore e dunque si realizza una cronicizzazione della patologia oncologica. In queste fasi la cura incentrata sulla persona dovrà essere rivolta a ridurre la disabilità, il ricorso inappropriato all’ospedalizzazione e a migliorare la qualità di vita del paziente e dei caregiver. Questi obiettivi si realizzano attraverso l’Expanded Chronic Care Model, un modello di assistenza integrata volta a favorire il miglioramento della condizione dei pazienti con patologia cronica, introducendo un approccio proattivo tra personale sanitario e pazienti stessi, che diventano parte integrante del processo assistenziale: l’integrazione tra oncologi, ematologi, medici di medicina generale, infermieri di comunità, palliativisti e assistenti sociali permette una valutazione multidisciplinare e multiprofessionale finalizzata alla presa in carico integrata dei bisogni del paziente. Per questo è fondamentale incentrare l’attività e tutti i percorsi sulla persona, e non sulla malattia, mirando al benessere del paziente a 360 gradi. II tema dell’umanizzazione delle cure, sia in ambito ospedaliero che nell’assistenza territoriale, è infatti riconosciuto come fondamentale indicatore dell’efficienza del Sistema sanitario. Le crescenti acquisizioni in campo tecnologico e scientifico, che permettono oggi di trattare anche patologie importanti e complesse, non possono essere disgiunte nella quotidianità della pratica clinica e dalla necessaria consapevolezza dell’importanza degli aspetti relazionali e psicologici dell’assistenza. L’importanza di erogare cure che riconoscano la dignità dell’assistito, passa attraverso l’impegno dei sanitari all’ascolto, il valore della gentilezza e nel rispetto, che rappresentano la base per una relazione di cura.

In questo senso sono importanti le esperienze messe in pratica sui vari territori, grazie alla preziosa collaborazione delle associazioni di volontariato. Come ad esempio il Percorso Benessere, progetto innovativo realizzato a Carpi con la collaborazione di AMO: il servizio fornisce attività, consulenze e terapie integrate a pazienti indicati dall’Oncologia, che sentono il bisogno di un aiuto o di risposte ai problemi che la malattia e le terapie svolte possono avere lasciato, tra cui stanchezza e conseguente riduzione del movimento, dolori muscolo-scheletrici, sindrome menopausale e disturbi dell’umore. Anche in Area Sud sono presenti e attive diverse associazioni di volontariato, come Per vincere domani a Sassuolo, Io sto con voi a Vignola e LILT a Pavullo, che propongono innumerevoli iniziative per supportare pazienti e familiari.

L’attenzione alla persona e alla sua dignità è assicurata anche dalla rete locale di cure palliative, un approccio che mira all’eliminazione degli elementi disturbanti (sia di tipo fisico, come il dolore, sia psicologico), con conseguente miglioramento della qualità di vita del paziente e, di riflesso, di tutto il contesto famigliare. Una rete capillare su tutto il territorio, con nodi di eccellenza riconosciuta come l’ambulatorio di cure palliative precoci dell’Ospedale Ramazzini di Carpi guidato dalla dottoressa Elena Bandieri.

 

[3 febbraio 2024]

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