Rischio cardiovascolare nel paziente diabetico: presentato al Congresso internazionale EDM il progetto tra la Diabetologia AUSL e la Gastroenterologia AOU

Interesse nella comunità scientifica per la relazione sul percorso di presa in carico per la valutazione di secondo livello che prevede esami diagnostici per la steatosi e la fibrosi epatica e l’ecografia all’addome

Ha suscitato interesse all’interno della comunità scientifica internazionale il progetto redatto dalla UOC Medicina Interna ad indirizzo Diabetologico dell’Azienda USL di Modena, in collaborazione con la Gastroenterologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, diretta dal prof. Antonio Colecchia, presentato al 5° Congresso internazionale della Società scientifica EDM (Endocrinology, Diabetes and Metabolism Vienna 15-16 luglio 2024) dalla dottoressa Daniela Piani, Direttore della Diabetologia dell’Ausl di Modena.

Il progetto si rivolge a tutte le persone con diabete (tipo 1 e 2) in età adulta che accedono agli ambulatori diabetologici distrettuali, dove è fondamentale ottimizzare il percorso di assistenza terapeutica e farmacologica in funzione del rischio di sviluppare complicanze cardio-nefro-vascolari nel corso della malattia. La valutazione del rischio si basa oggi sull’utilizzo di score/punteggi che tengono conto dei fattori di rischio cardiovascolare noti, ma un fattore di rischio emergente e molto frequente nei diabetici è la presenza di malattia epatica metabolica, patologia per la quale l’équipe del Prof. Antonio Colecchia, Direttore della Unità di Gastroenterologia AOU Modena, rappresenta un acclarato punto di riferimento clinico e scientifico.

Il progetto propone di creare un percorso di diagnosi e cura condiviso tra le due aziende sanitarie, al fine migliorare l’accesso alla valutazione epatologica: l’obiettivo è di individuare in modo precoce, mediante test clinici non invasivi e con strumentazione dedicata (ecografia ed elastografia epatica), il grado di steatosi e fibrosi epatica, indicativi della presenza di patologie del fegato, spesso non diagnosticate nella persona con diabete. La conoscenza di tali dati clinici può migliorare la valutazione del rischio cardiovascolare e produrre ricadute importanti sulle scelte terapeutiche utili al paziente per prevenire complicanze diabetiche future.

Il percorso si propone inoltre di individuare quali pazienti diabetici, a più basso rischio cardiovascolare ed epatico, inviare alle cure continuative presso il Medico di Medicina Generale, e quali, invece, a più alto rischio, possano necessitare di controlli periodici presso gli ambulatori diabetologici distrettuali e gli ambulatori epatologici del Policlinico di Modena.

Questo progetto – spiega la dottoressa Piani – consente al cittadino una presa in carico multidisciplinare e una valutazione più approfondita del rischio cardiovascolare, evitando al paziente la frammentazione dei percorsi di cura e la necessità di ricorrere alla prenotazione di visite ed esami a CUP. Si prevede che la stratificazione del rischio cardiovascolare delle persone con diabete possa migliorare la qualità, ma soprattutto l’efficacia dell’assistenza diabetologica, con una significativa ottimizzazione dei costi delle cure”.

Daniela Piani UOC Medicina interna a indirizzo diabetologico 500 1

Daniela Piani

Antonio Colecchia 500

Antonio Colecchia

“La valutazione multidisciplinare di patologie come il diabete ma anche della obesità – chiosa il Prof Colecchia – è assolutamente fondamentale in quanto come già detto possono presentare complicanze in vari organi ed apparati. Concordo con la Dottoressa Piani di creare un percorso di diagnosi e cura condiviso tra le due aziende sanitarie, al fine migliorare l’accesso agli ambulatori di epatologica. La nostra valutazione di questi pazienti che presentano dal 60 all’80 percento dei casi, il fegato grasso, oggi chiamato MASLD (metabolic dysfunction associated steatotic liver disease) permette di stratificare il loro rischio e di prendere in carico quelli che manifestano i primi segni di evoluzione verso la malattia epatica più avanzata al fine di intervenire per prevenirne la progressione. I pazienti a più basso rischio invece sono inviati alle cure continuative presso il MMG e rivalutati a distanza di 18-24 mesi in accordo allo stato clinico”.

 

[31 luglio 2024]

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