Grazie allo strumento donato dall’Associazione Amici del Fegato APS si potrà eseguire la manometria esofagea, esame che valuta la motilità dell’organo. Dalla diagnosi all’intervento: introdotta da alcuni mesi una tecnica complessa, la miotomia esofagea endoscopica, che consente di intervenire in maniera meno invasiva riducendo anche le complicanze post operatorie
La Struttura complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Azienda USL di Modena, diretta dal dottor Mauro Manno, alza ancora di più il livello qualitativo dell’offerta affermandosi tra i pochi centri in Italia per la diagnosi e il trattamento di particolari patologie dell’esofago, come ad esempio l’acalasia.
E lo fa anche grazie alla generosità del territorio, che, come spesso accade, dimostra grande sensibilità e legame con la sanità locale con preziose donazioni. In questo caso specifico è stata l’Associazione Amici del Fegato APS a donare un’importante strumentazione, che mette i professionisti dell’Endoscopia (in particolare il dottor Giuliano Bonura insieme alla dottoressa Simona Deiana) nelle condizioni di affinare la diagnosi delle patologie dell’esofago.
L’apparecchiatura donata
Lo strumento donato infatti consente di eseguire la manometria esofagea, un esame che serve per valutare la motilità dell’organo attraverso l’introduzione di una sonda che misura la pressione interna. La manometria esofagea è indicata in casi di disfagia, ovvero difficoltà nella progressione del cibo in esofago, per assenza o mancanza di coordinazione delle contrazioni tipiche dell’esofago stesso (dette peristalsi).
(Da sinistra, Simona Deiana, Mauro Manno, Stefania Ascari, Adamo Neri e Giulia Ciancia)
Dalla diagnosi al trattamento: a seconda della tipologia di disturbo individuato viene valutato l’approccio più idoneo, che nel caso dell’acalasia prevede un intervento, la miotomia esofagea endoscopica, ovvero l’incisione della muscolatura dell’esofago medio-distale, eseguita dopo aver creato un tunnel nello strato sottomucoso dell’organo stesso, in modo da facilitare infine il transito del cibo in stomaco. Una tecnica complessa, che da alcuni mesi viene eseguita all’Ospedale Ramazzini di Carpi dall’équipe dell’Endoscopia, e che consente una minore invasività rispetto alla chirurgia perché si interviene per via endoscopica e non più laparoscopica. Nei diversi interventi già eseguiti inoltre si è notata l’assenza di complicanze post operatorie, tra cui la più frequente è il reflusso gastroesofageo.
“Siamo molto soddisfatti dei primi risultati – ammette il dottor Manno, presente insieme alla Direttrice del Distretto di Carpi Stefania Ascari, alla dottoressa Giulia Ciancia della Direzione sanitaria del Ramazzini e al Presidente dell’Associazione Adamo Neri, alla consegna della strumentazione donata -. Grazie agli Amici del Fegato che ci supportano sempre siamo in grado di offrire elevati standard nel campo della diagnosi e del trattamento delle patologie dell’esofago, fortunatamente a bassa prevalenza ma con conseguenze molto invalidanti per chi ne soffre. La tecnologia evolve e noi professionisti siamo impegnati nella formazione continua e nell’aggiornamento per garantire ai cittadini cure e assistenza di qualità”.
[19 febbraio 2024]