LA MALATTIA
La poliomielite è una malattia infettiva causata da poliovirus dei quali esistono tre sierotipi diversi: tipo 1, 2 e 3. I poliovirus enetrano nell’organismo prevalentemente attraverso la bocca mediante alimenti e/o oggetti contaminati ed infettano le cellule dell’orofaringe, le tonsille, I linfonodi del collo, l’intestino tenue per venire poi eliminati nell’ambiente tramite le feci (trasmissione oro-fecale). Una volta instaurata l’infezione, i poliovirus possono raggiungere il sistema nervoso centrale tramite il torrente ematico o attraverso le fibre nervose causando I danni più rilevanti. L’infezione può decorrere in maniera inapparente o con scarsi sintomi aspecifici simil-influenzali. Nei casi più gravi può comportare infezione del sistema nervoso centrale con meningite asettica oppure paralisi a carico degli arti e a volte anche morte. Solo l’1% circa delle infezioni si manifesta come malattia riconoscibile clinicamente. Non esistono farmaci in grado di curare questa malattia; l’unica possibilità è rappresentata dalla prevenzione attraverso vaccinazione. Il miglioramento delle condizioni igieniche del nostro Paese ha contribuito a ridurre la diffusione di molte malattie infettive compresa la poliomielite, ma questo non è sufficiente: solo con la vaccinazione si è certi della protezione dei bambini dal rischio di paralisi da poliomielite. In Italia prima della disponibilità del vaccino si sono verificate estese epidemie di poliomielite con migliaia di casi di paralisi: nel solo 1958, poco prima dell’inizio delle campagna vaccinali, i casi di malattia con questo esito furono 8.000. In Italia la vaccinazione universale nell’infanzia è diventata obbligatoria dal 1966 e gli ultimi casi da virus selvaggio sono stati registrati nel 1982 in alcuni bambini non vaccinati. Grazie ai risultati della vaccinazione universale nell’infanzia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel giugno del 2002 ha potuto definire la Regione europea (quindi anche il nostro Paese) come “polio-free”. Ciò significa l’assenza di casi autoctoni, ma non esclude il rischio di casi di importazione da aree del mondo non ancora polio-free. La poliomielite è ancora presente in Afghanistan e Pakistan mentre in Nigeria è scomparsa solo da pochi anni. Per questo esiste il rischio che i virus della poliomielite possano essere ancora introdotto nel nostro Paese dove, se incontrasse sacche di individui suscettibili, potrebbe accendere nuovamente focolai. Questo rischio è inversamente proporzionale alla protezione della popolazione ottenuta mantenendo elevati i tassi di copertura vaccinale nelle classi di età oggetto dell’offerta vaccinale.
IL VACCINO
Dal 2002 in Italia la vaccinazione contro la polio prevede la somministrazione di un vaccino contenente il poliovirus inattivato (tipo Salk potenziato) e come tale capace di indurre la sintesi degli anticorpi protettivi ma non in grado di causare l’infezione. Il vaccino viene somministrato in 4 dosi delle quali 3 nel 1° anno di vita e la 4° all’inizio dell’età scolare; dal 2017, per in nati a partire dal 2005, è stata resa obbligatoria anche una 5° dose di vaccino all’inizio dell’adolescenza. Abitualmente il vaccino viene somministrato mediante preparati contenenti altri vaccini detti per questo “combinati”, ma può essere somministrato anche come vaccino singolo. L’efficacia è altissima: la quasi totalità delle persone vaccinate risponde positivamente e mantiene a lungo la protezione.
GLI EFFETTI COLLATERALI
Il vaccino Salk ha un grado di sicurezza altissimo.
La maggioranza dei bambini non accusa alcun disturbo dopo la somministrazione e sono rare le reazioni come dolore o gonfiore nel punto in cui viene fatta l’iniezione e/o febbre e malessere. Le reazioni allergiche a componenti del vaccino sono eccezionali come per tutti i vaccini.
LA MALATTIA
La difterite è una malattia infettiva potenzialmente molto grave che si trasmette per lo più per via aerea.
Il batterio che la causa (Corynebacterium diphtheriae) induce la formazione di spesse membrane nel naso, in gola e nella laringe che possono ostruire le prime vie aeree causando il soffocamento del soggetto e libera una tossina (tossina difterica) in grado di produrre lesioni gravi in molti organi fra I quali il cuore ed I nervi periferici. La malattia è letale nel 5-10% dei casi, anche se curata con gli antibiotici.
In Italia, agli inizi del 1900, si registravano ogni anno nella popolazione infantile 20-30 mila casi di difterite con circa 1.500 decessi. Dopo l’ampia diffusione della vaccinazione contro la difterite, introdotta obbligatoriamente nel 1939, vi è stata una consistente riduzione dei casi di malattia. L’ultimo caso italiano in età infantile si è verificato nel 1991 in una bambina non vaccinata, provocandone la morte. In anni recenti, nei Paesi dell’Europa orientale, il crollo della somministrazione della vaccinazione contro la difterite associato alla grave crisi economica, ha causato una grande epidemia, che è durata alcuni anni (dal 1995 al 1998) ed ha causato migliaia di morti.
La difterite non è stata debellata come dimostrato dai recenti decessi in Europa in bambini non vaccinati: un bimbo di 6 anni in Spagna nel 2015, una bimba di 3 anni in Belgio nel 2016. Il rischio di reimportazione della difterite in Italia a partenza da alcune aree endemiche ancora oggi sussiste, anche se in misura minore.
Il tetano è una malattia molto grave dovuta ad un batterio (Clostridium Tetani) che può entrare nel corpo attraverso una ferita, specialmente se sporca di terriccio o polvere, e produrre una sostanza tossica (tossina tetanica) che causa contrazioni muscolari fortissime e dolorose e, nel 20-30% dei casi, può provocare la morte. Il tetano obbliga spesso a lunghi ricoveri in ospedale per lo più nei reparti di rianimazione.
Dal 1968 in Italia è obbligatoria la vaccinazione di tutti i bambini contro il tetano. Per questo motivo il tetano oggi colpisce quasi esclusivamente gli adulti e gli anziani. Ogni anno in Italia si ammalano circa 50-60 persone; si tratta per la maggior parte di donne oltre i 65 anni non vaccinate o con ciclo vaccinale incompleto. Si registrano invece meno casi tra gli uomini in quanto in passato vigeva l’obbligo vaccinale per il servizio militare. Lo stesso fenomeno si verifica nella nostra regione dove complessivamente si registrano meno di 10 casi l’anno.
IL VACCINO
I vaccini contro la difterite e il tetano vengono preparati a partire dalle tossine difterica e tetanica modificate in modo tale da non essere più pericolose, ma ugualmente capaci di stimolare l’organismo a produrre valide difese contro le due malattie.
Entrambi i vaccini si somministrano attraverso un’iniezione insieme ad altri. Attualmente il vaccino antidifterico singolo non è disponibile in Italia.
L’efficacia della vaccinazione contro la difterite e il tetano è molto alta: quasi il 90% dei vaccinati è protetto contro la difterite e addirittura quasi il 100% dei vaccinati risulta protetto dal tetano.
Dopo la somministrazione di 3 dosi da fare nel primo anno di vita, per questi vaccini sono previsti i richiami:
> uno a 5-6 anni di età,
> uno a 13-14 anni di età
> e i successivi richiami ogni 10 anni.
GLI EFFETTI COLLATERALI
Questi due vaccini sono ben tollerati e di regola non provocano reazioni. Nel punto dove è stato iniettato, si può verificare entro 48 ore, irritazione transitoria che si manifesta con gonfiore, rossore e dolore.
Raramente può comparire febbre, per lo più modesta. Negli adulti possono verificarsi molto raramente neuriti che si manifestano con disturbi della sensibilità e del movimento. Le reazioni allergiche a componenti del vaccino sono eccezionali come per tutti i vaccini.
LA MALATTIA
L’Epatite B è una malattia infettiva che colpisce il fegato ed è causata da un virus trasmesso dalle persone ammalate o dai portatori cronici attraverso il sangue, gli emoderivati, i rapporti sessuali o attraverso una ferita accidentale con oggetti contaminati (siringa infetta, spazzolino da denti, forbici, rasoi).
Le trasfusioni oggi sono molto sicure e non costituiscono più un fattore di rischio di infezione rilevante. I bambini che nascono da una mamma portatrice cronica hanno un’alta probabilità d’infettarsi, se non vengono vaccinati al più presto. Deve trascorrere un periodo di tempo molto lungo (2-6 mesi) tra il contagio e la comparsa dei segni della malattia.
L’infezione in molti casi non provoca alcun problema clinico in quanto l’organismo riesce a difendersi efficacemente. In alcune persone, invece, si manifestano i sintomi di una malattia vera e propria: debolezza, dolori articolari, nausea, vomito, febbre, colorito giallognolo della pelle e degli occhi (ittero).
Non sempre questi sintomi compaiono tutti, specialmente nei bambini. Anche l’evoluzione dell’infezione non è sempre la stessa, in tutti i casi:
– la maggior parte delle persone (85-90%) guarisce completamente;
– in alcuni casi (1%), specie in età adulta adulti, la malattia può essere fulminante;
– è possibile rimanere portatori cronici del virus anche senza sviluppare la malattia;
– in altri casi l’infezione può restare attiva ed evolvere verso malattie del fegato molto gravi, come l’epatite cronica attiva, la cirrosi epatica o addirittura il cancro del fegato.
Il rischio di evoluzione in epatite cronica è tanto più frequente quanto più è piccolo il bambino al momento dell’infezione: 90% nel neonato, 20-40% nel bambino, 10% circa nell’adulto. Per questo motivo la vaccinazione universale è prevista nell’età infantile.
Non esiste una terapia specifica contro il virus dell’epatite B. La vaccinazione obbligatoria dei nuovi nati e degli adolescenti, iniziata nel 1991, ha dimostrato un calo dell’incidenza dell’epatite B soprattutto nelle persone dai 15 ai 24 anni, che erano quelle più spesso colpite dalla malattia.
I pochi casi registrati negli ultimi anni in bimbi sotto i 2 anni d’età hanno riguardato esclusivamente bimbi non vaccinati.
In Emilia Romagna sono stati segnalati complessivamente 13 casi nei primi 6 mesi del 2018. I risultati conseguiti nel nostro paese in 25 anni di vaccinazione hanno condotto ad una significativa riduzione dei casi di malattia acuta ed una marcata diminuzione della prevalenza di portatori.
IL VACCINO
La vaccinazione è obbligatoria in Italia dal 1991 per tutti i neonati.
Il vaccino viene offerto gratuitamente anche alle persone particolarmente a rischio di contrarre questa infezione: ai figli di donne “portatrici croniche”, ad esempio, viene somministrata la prima dose di vaccino il giorno della nascita congiuntamente alla somministrazione di gammaglobuline ed il calendario prevede complessivamente 4 dosi.
Il vaccino contro l’epatite B attualmente in uso contiene solo una parte del virus ed è ottenuto in laboratorio mediante raffinate tecniche d’ingegneria genetica. Non espone ad alcun rischio infettivo ed è altamente efficace, in particolare nei bambini che risultano protetti nella quasi totalità (fino al 98%).
Il ciclo vaccinale prevedere la somministrazione di 3 dosi e generalmente è combinato nella stessa fiala con altri vaccini.
GLI EFFETTI COLLATERALI
Il vaccino è ben tollerato. Nel punto dove viene eseguita l’iniezione possono comparire dolore, rossore e gonfiore solitamente lievi che scompaiono nel giro di pochi giorni. Raramente si possono verificare febbre non elevata, mal di testa, nausea, vertigini, dolori muscolari ed articolari di intensità moderata e di breve durata. Le reazioni allergiche a componenti del vaccino sono eccezionali come per tutti i vaccini.
LA MALATTIA
La pertosse è una malattia infettiva contagiosa causata dal batterio Bordetella pertussis.
È una delle malattie infettive più contagiose che si conoscano, tanto che un bambino con pertosse può contagiare fino al 90% di bambini non immuni con I quali viene a contatto. L’infezione si trasmette per via aerea da un soggetto infetto ad uno suscettibile attraverso la tosse o gli starnuti. La malattia non complicata dura circa da 6 a 10 settimane e si compone di tre stadi: catarrale, parossistico e della convalescenza. La malattia esordisce solitamente con starnuti, raucedine e una fastidiosa tosse notturna. Successivamente, dopo 10-14 giorni, si manifesta una tosse convulsiva e ostinata che rende difficoltosa la respirazione, il sonno e l’alimentazione. Questa fase può durare fino a 2-3 settimane. Gli accessi di tosse sono costituiti da 5-15 colpi di tosse violenti e ravvicinati e solitamente si concludono con una rapida e profonda ispirazione: il tipico “urlo inspiratorio” e l’emissione di catarro molto denso e vischioso. Gli attacchi sono seguiti, a volte, dal vomito. Nei lattanti si possono avere crisi di soffocamento. Negli adulti la malattia è più lieve e meno caratteristica, ma di lunga durata. La malattia è tanto più grave quanto più precocemente colpisce il bambino ed in generale la severità del quadro clinico è inversamente proporzionale all’età del soggetto colpito. In media, circa il 20% dei casi di pertosse devono essere ospedalizzati. Le complicanze polmonari si verificano in un caso ogni 20, ma in più di un caso ogni 10 neonati di età inferiore a 6 mesi. Altra grave complicanza, l’encefalopatia, colpisce 1-2 bambini ogni 1.000. La letalità della pertosse è alta, 2 decessi ogni 1000 casi, pressoché completamente a carico dei bambini nel primo anno di vita. La causa principale di morte è la polmonite.
In Italia, fino all’inizio degli anni ’90, venivano segnalati oltre 13.000 casi di pertosse ogni anno; la graduale diffusione della vaccinazione ha favorito il progressivo calo del numero di casi. Nella nostra regione si è passati da circa 5.000 casi di pertosse segnalati nel 1987 a circa 700 durante l’ultima epidemia del 1998 e a soli 35 casi nel 2008. Purtroppo, però, negli ultimi anni le coperture per la vaccinazione antipertosse sono notevolmente diminuite e, parallelamente a questo, si sta assistendo ad un aumento dei casi soprattutto nel primo anno di vita con una media nel periodo 2008-2016 di 14 casi/anno. Si segnala il decesso per pertosse a Bologna di una neonata di un mese avvenuto nel 2015. I casi nella fascia di età 10-14 anni sono in aumento con una media di quasi 50 infetti l’anno. L’epidemiologia della pertosse negli ultimi 10 anni si è quindi modificata rispetto agli anni precedenti e l’efficacia della vaccinazione somministrata in età pediatrica contribuisce a ridurre l’incidenza nei bambini ma diminuisce anche la possibilità di avere richiami naturali. Ne consegue che la malattia si stia concentrando negli adolescenti che hanno perduto l’immunità e nei lattanti che non hanno ancora completato il ciclo vaccinale primario.
IL VACCINO
Con la Legge n. 119/2017 la vaccinazione contro la pertosse è stata resa obbligatoria per i nuovi nati ed i minori fino al 17° anno di vita.
Da diversi anni viene usato il vaccino cosiddetto acellulare, costituito solo da alcune piccole “parti” del batterio, altamente purificate. Per questo i suoi effetti collaterali sono ancora più rari di quelli registrati con il vecchio vaccino (detto cellulare o a cellula intera). Nell’infanzia viene somministrato in combinazione con altri vaccini nello stesso preparato come nell’esavalente oppure insieme a difterite, tetano e poliomielite; nell’adulto si impiega in combinazione a tetano e difterite.
Viene sottolineata l’importanza della vaccinazione fin dai 2 mesi di età in modo da assicurare la protezione del bambino nei primi mesi di vita, cioè nel periodo in cui la malattia può essere più pericolosa. Le difese trasmesse eventualmente dalla mamma che ha già avuto la pertosse non sono in grado di proteggere dalla malattia per cui viene proposta la vaccinazione della gestante in modo che possa trasmettere anticorpi protettivi per i primissimi mesi che precedono la vaccinazione del lattante. Dopo le 3 dosi, previste nei primi 12 mesi di vita, la protezione dura almeno fino ai 5 anni di età.
GLI EFFETTI COLLATERALI
Nel punto in cui viene fatta l’iniezione è possibile che compaiano, entro 24/48 ore, dolore, rossore e gonfiore. Si tratta in genere di reazioni lievi e di breve durata.
Nei primi due giorni dopo l’iniezione è possibile che il bambino presenti febbre (di solito bassa), irritabilità, oppure sonnolenza. Queste reazioni molto rare possono protrarsi per uno o due giorni. Reazioni come la febbre superiore ai 40,5 °C, pianto non consolabile che duri per più di tre ore, episodi simili al collasso, convulsioni, erano già rare con il vecchio vaccino a cellula intera, oggi sono divenute rarissime con i nuovi vaccini acellulari. Esse non lasciano conseguenze, ma in alcuni casi sono motivo per evitare le successive vaccinazioni antipertosse. Se i bambini hanno presentato in passato convulsioni associate a febbre (le cosiddette convulsioni febbrili), non vi sono motivi per escludere la vaccinazione, ma sarà il pediatra a valutare i casi specifici e a indicare il comportamento più opportuno. Le reazioni allergiche a componenti del vaccino sono eccezionali come per tutti i vaccini.
LA MALATTIA
Gli pneumococchi (Streptococcus pneumoniae) sono una famiglia di batteri dei quali si conoscono più di 90 tipi, Possono localizzarsi nella gola e nel naso delle persone senza provocare fastidi oppure causare disturbi non gravi, ma frequenti come otiti, sinusiti e bronchiti. Solo alcuni di questi sono in grado di provocare malattie importanti come meningiti, polmoniti o infezioni diffuse a tutto l’organismo (sepsi). I tipi di pneumococco che causano queste gravi infezioni possono cambiare nelle diverse aree geografiche e subiscono anche variazioni nel tempo. La trasmissione dell’infezione avviene per contatto diretto tra individui infetti o portatori e soggetti sani, attraverso goccioline nasali e faringee, o per uso comune di oggetti come bicchieri, fazzoletti, ecc. I bambini con meno di 5 anni e ancor più quelli con meno di 2 anni, così come gli anziani, hanno una maggiore probabilità di ammalarsi. Nei bambini più piccoli la malattia invasiva è spesso mortale. A tutte le età, il rischio di essere aggrediti in modo grave dallo pneumococco è maggiore nel caso di soggetti con malattie che indeboliscono le difese come: patologie cardiache o respiratorie croniche, diabete mellito, asplenia, emoglobinopatie o condizioni di immunodepressione, ecc.). Anche frequentare una collettività (come l’asilo nido) aumenta la probabilità di infezioni gravi da pneumococco.
IL VACCINO
Il vaccino contro il pneumococco non è obbligatorio ma vivamente raccomandato, particolarmente in alcune categorie di soggetti.
Esistono due tipi di vaccino contro lo pneumococco, entrambi si somministrano con un’iniezione:
– il cosiddetto 13 valente coniugato è un vaccino in uso dal 2010 nel quale alcune particelle innocue della capsula di 13 tipi di pneumococco sono state coniugate ad altre sostanze (anch’esse innocue) che permettono di stimolare una buona risposta immunitaria fin dai primi mesi di vita. Questo vaccino contiene13 tipi di pneumococco ed è efficace contro le infezioni dovute a quei 13 tipi di pneumococco. La sua capacità di prevenire le infezioni più gravi è molto alta (quasi il 100%); la protezione dalle otiti è invece molto bassa. Le sue caratteristiche fanno supporre che sia capace di proteggere per lungo tempo. In Emilia-Romagna la vaccinazione contro lo pneumococco coniugato viene raccomandata e offerta gratuitamente a tutti i nuovi nati a partire dall’anno di nascita 2006.
– il cosiddetto 23 valente non coniugato è un vaccino in uso da anni nel quale alcune particelle innocue della capsula di 23 tipi di pneumococco non sono state coniugate ad altre sostanze. Protegge i bambini e gli adulti ma non è efficace prima dei 2 anni di età poiché le particelle non coniugate di pneumococco non sono capaci di stimolare difese nei bambini più piccoli. Questo viene offerto gratuitamente solo ai bambini affetti da patologie croniche o che indeboliscono le difese immunitarie; in alcuni casi è previsto un richiamo vaccinale dopo 5 anni.
Per i bambini affetti da determinate malattie croniche o che indeboliscono le difese immunitarie come quelle descritte sopra, si preferisce utilizzare entrambi i vaccini in sequenza (prima il 13 valente e poi il 23 valente) per allargare la protezione ad un numero maggiore di pneumococchi. Il vaccino 20 valente coniugato introdotto nel 2022 non è ammesso in età pediatrica ma solo nell’adulto.
GLI EFFETTI COLLATERALI
Entro 24-48 ore possono comparire:
– nel punto di iniezione: dolore, rossore e gonfiore, difficoltà a muovere l’arto dove è stata fatta l’iniezione. Sono reazioni fastidiose, transitorie e non pericolose.
– febbre (generalmente non superiore a 38-38,5°C) , irritabilità, pianto, (oppure sonnolenza).
Queste reazioni durano un giorno o due e interessano il 5-10% dei vaccinati. La febbre elevata (39-40°C) è un evento che si presenta molto più raramente.
Le reazioni allergiche a componenti dei vaccini sono eccezionali.
LA MALATTIA
Il meningococco (Neisseria Meningitidis) è un batterio che può causare meningite purulenta o infezioni diffuse a tutto l’organismo (sepsi) esattamente come fanno i pneumococchi e l’emofilo.
Il batterio è presente nella gola e nel naso di molte persone senza provocare fastidi ma, a volte, per cause ancora non ben conosciute, riesce ad arrivare fino alle meningi (la sottile pellicola che ricopre il cervello) o si può diffondere in tutto l’organismo.
La trasmissione dell’infezione avviene per contatto diretto tra individui infetti o portatori e soggetti sani, attraverso goccioline di saliva, attraverso starnuti o dall’uso di oggetti contaminati (es. bicchieri, fazzoletti, ecc…). Per essere infettati per via respiratoria occorre essere molto vicini alla persona infetta, ad una distanza inferiore a 1,5 metri.
Il periodo di incubazione è in media di 3-4 giorni. Le persone particolarmente a rischio di contrarre le infezioni da meningococco sono:
– i bambini al di sotto dei 5 anni di età,
– gli adolescenti e giovani fino ai 25 anni di età,
– persone con difese immunitarie compromesse e contatti stretti con persone infette (ambienti chiusi, caserme, ospedali, asili, famiglie).
Sono noti 13 tipi di meningococco ma solo sei di questi (A, B, C, meno frequentemente X, Y, W135 ) sono riconosciuti come responsabili della quasi totalità di casi di malattia invasiva da meningococco. I tipi B e C sono responsabili della maggior parte dei casi in Italia, più raramente Y e W135. I tipi B e C sono diffusi anche in Europa e Americhe. Il tipo A è diffuso soprattutto in Asia ed Africa; il tipo W135 è noto per le meningiti verificatesi tra i pellegrini di ritorno dalla Mecca e per le epidemie in Africa. La meningite è la manifestazione più comune della malattia invasiva da meningococco. I sintomi della meningite sono comparsa improvvisa di febbre, mal di testa, e rigidità del collo, spesso accompagnata da altri sintomi, quali nausea, vomito, fotofobia (sensibilità dell’occhio alla luce), e stato mentale alterato.
L’infezione diffusa (sepsi meningococcica o setticemia) è caratterizzata da insorgenza improvvisa di febbre e rash cutaneo, spesso associata a ipotensione, shock e compromissione di vari organi. Presentazioni meno comuni di malattia meningococcica includono polmonite (dal 5% al 15% dei casi), artrite (2%), otite media (1%), epiglottite (meno dell’1%), miocardite, pericardite, congiuntivite, uretrite, faringite, cervicite.
Come in tutta Italia anche in Emilia-Romagna le infezioni gravi sono poco frequenti. Le possibilità di cura sono molto migliorate rispetto al passato e, per chi ha avuto contatti stretti con un ammalato, l’assunzione tempestiva di antibiotici adatti può proteggere dall’infezione. Nonostante i progressi medici però la malattia provocata dai meningococchi può portare alla morte in circa il 10-15% dei casi. In caso di sopravvivenza si possono avere complicanze come amputazioni di arti o segmenti di arti, paralisi, convulsioni, ictus, sordità, ritardo mentale in circa il 10-20% dei casi.
IL VACCINO
– MENINGOCOCCO B –
Il calendario regionale delle vaccinazioni dell’Emilia-Romagna prevede l’offerta attiva e gratuita del vaccino per tutti i nati dal 1° Gennaio 2017 in poi, a partire dal terzo mese di vita e per i tredicenni (a partire dalla coorte 2011 nel 2024) e l’offerta gratuita solo dietro richiesta per i diciasettenni (a partire dalla coorte 2007 nel 2024).
E’ opportuno che la vaccinazione contro il meningococco B venga iniziata precocemente a partire dai 3 mesi di vita perché la frequenza delle infezioni da meningococco B (meningite e sepsi) è massima nel primo anno di vita per poi calare fino ai 4 anni e rimanere abbastanza stabile nelle età successive.
Il vaccino antimeningococco B prevede un calendario diverso a seconda dell’età di inizio della vaccinazione:
– bambini tra 3 e 5 mesi: 2 dosi con almeno 2 mesi di intervallo tra loro, 1 richiamo tra 12 e 15 mesi
– bambini tra 6 e 11 mesi: 2 dosi con almeno 2 mesi di intervallo tra loro, 1 richiamo tra 12 e 24 mesi
– bambini tra 12 e 23 mesi: 2 dosi con almeno 2 mesi di intervallo tra loro, 1 richiamo dopo 12 / 23 mesi
– bambini tra 2 e 10 anni: 2 dosi con almeno 2 mesi di intervallo tra loro
– bambini a partire dai 10 anni: 2 dosi con almeno 1 mese di intervallo tra loro
– MENINGOCOCCO ACWY-
Ai bambini tra i 12 e i 15 mesi di vita e agli adolescenti dopo il 13° compleanno la regione Emilia Romagna offre attivamente e gratuitamente il vaccino antimeningococco A, C, W135, Yche induce una risposta protettiva verso tutti e 4 i ceppi contenuti e ha una grande capacità di difendere dalla malattia (circa il 90% dei bambini e adolescenti vaccinati risulta protetto). La vaccinazione viene offerta gratuitamente su richiesta dei genitori ancheagli adolescenti dopo il compimento degli 11 anni di età e fino ai 18 anni non compiuti.
Entrambi i vaccini sono offerti gratuitamente alle persone più a rischio di ammalarsi gravemente, a causa di altre patologie croniche o di terapie che indeboliscono le difese immunitarie (deficit congeniti o acquisiti del sistema immunitario, malattie del sangue e della milza, tumori, trapianti di midollo osseo, malattie autoimmuni in terapia immunosoppressiva); il vaccino tetravalente ACWY è indicato anche per i viaggiatori che si recano in aree a maggiore rischio per i 4 ceppi di meningococco contenuti o per chi soggiorna per lunghi periodi in questi paesi a contatto con la popolazione locale.
Entrambi i vaccini, su richiesta dei genitori possono essere somministrati a pagamento anche a tutti i minorenni che non rientrano nelle categorie per cui è prevista la gratuità.
I genitori interessati possono contattare la Pediatria di Comunità del distretto sanitario di riferimento per prenotare l’appuntamento.
GLI EFFETTI COLLATERALI
Il vaccino tetravalente antimeningococco A, C, W135, Y è ben tollerato. Talvolta si presentano disturbi come rossore, gonfiore e dolore nella sede dell’iniezione. In alcuni casi i bambini possono essere più irritabili o sonnolenti del solito.
Nei più grandi possono comparire mal di testa, nausea, dolori muscolari, vertigini. La febbre è abbastanza frequente. Le reazioni allergiche a componenti del vaccino sono eccezionali.
Anche il vaccino antimeningococco B risulta ben tollerato. Nei lattanti e nei bambini di età inferiore ai 2 anni le più comuni reazioni avverse locali e sistemiche osservate sono indolenzimento ed eritema in sede di iniezione, febbre, irritabilità, disturbi dell’alimentazione, vomito, diarrea, dolori articolari. Negli adolescenti e negli adulti le reazioni avverse locali e sistemiche più comuni osservate sono state dolore in sede di iniezione, malessere, cefalea, nausea, dolori muscolari ed articolari.
LA MALATTIA
Il morbillo, la rosolia e la parotite epidemica sono spesso considerate innocue malattie dell’infanzia. In realtà, a volte possono avere conseguenze anche molto gravi.
Il morbillo si manifesta con febbre quasi sempre alta, tosse insistente, secrezioni dal naso, congiuntivite e la comparsa di macchioline rosa sulla pelle (esantema). La malattia può complicarsi principalmente con otite, broncopolmonite o encefalite (circa 1 caso su 1.000). L’encefalite, in particolare, può provocare danni permanenti come convulsioni, sordità o ritardo mentale. La morte per morbillo è eccezionale, ma non impossibile. Molto raramente (1-2 casi su 100.000) il morbillo può provocare la PESS (Panencefalite Sclerosante Subacuta), una patologia che a distanza di anni può determinare un grave danno cerebrale irreversibile. Nei Paesi dove è diffusa da tempo la vaccinazione, la PESS è praticamente scomparsa.
La rosolia contratta dopo la nascita nella maggior parte dei casi è tanto lieve da passare inosservata. A volte si manifesta con febbre modesta, ingrossamento generalizzato delle ghiandole (linfonodi), soprattutto del collo e della nuca, e con la comparsa di macchioline rosee sulla pelle per una breve durata. Per essere certi di aver avuto la rosolia è necessario eseguire un esame del sangue, poiché gli stessi sintomi possono essere causati anche da altri virus. La rosolia generalmente non crea problemi, salvo nelle donne che contraggano l’infezione per la prima volta durante la gravidanza. In questi casi, il virus può raggiungere il feto e provocare gravi danni, come: aborto, malformazioni del cuore, degli occhi, dell’organo dell’udito e del cervello.
La parotite epidemica, comunemente detta “orecchioni”, si manifesta di solito con il rigonfiamento doloroso di una ghiandola salivare posta davanti e sotto l’orecchio (ghiandola parotide). Possono ingrossarsi una o entrambe le parotidi ed anche altre ghiandole salivari. Spesso la malattia è accompagnata da mal di testa, mal di pancia e febbre. Raramente compaiono complicanze come meningo-encefalite (solitamente benigna), danno all’organo dell’udito o infiammazione del pancreas. Se la malattia colpisce un maschio dopo la pubertà, nel 30% circa dei casi può complicarsi con l’infiammazione di uno o di entrambi i testicoli. Nelle donne, più raramente (5% circa), può interessare le ovaie.
IL VACCINO
Il vaccino contro il morbillo, la rosolia e la parotite (trivalente), contiene nella stessa fiala i tre virus vivi e “attenuati” (virus indeboliti ma ugualmente in grado di stimolare le difese contro l’infezione). Per il morbillo la protezione ottenuta dopo la prima dose è intorno al 95% e raggiunge il 99% con la seconda. Per la rosolia già con una sola dose si garantisce una protezione a lungo termine nel 95-100% dei vaccinati. Per la parotite la protezione è diversa a seconda del tipo di vaccino usato. Tuttavia, nei Paesi dove si è vaccinato ampiamente, la malattia è diminuita in modo drastico. Il vaccino viene somministrato con un’iniezione, solitamente nella parte alta del braccio. Il vaccino trivalente è vantaggioso per i bambini perché con una sola iniezione li difende contemporaneamente da tutte e tre le malattie ed è vantaggioso per la collettività perché riduce la circolazione di tutti e tre i virus, proteggendo da queste malattie anche le persone non vaccinate.
A partire dai nati dal 1 gennaio 2016 la vaccinazione contro Morbillo, Rosolia, Parotite viene offerta insieme al vaccino contro la Varicella nella stessa iniezione a 13-15 mesi di età e in occasione del richiamo dei 5-6 anni.
Con la legge n. 119/2017 la vaccinazione contro il morbillo, rosolia e parotite epidemica sono state rese obbligatorie per i nuovi nati fino al 17° anno di vita.
GLI EFFETTI COLLATERALI
In genere il vaccino è ben tollerato.
Eccezionalmente, nel punto dell’iniezione, possono comparire rossore e gonfiore, che comunque scompaiono rapidamente.
Dopo la vaccinazione, si possono manifestare in forma molto attenuata i sintomi delle malattie contro le quali agisce il vaccino. A distanza di 5-12 giorni dalla vaccinazione infatti può comparire febbre e macchioline rosse, dolori articolari transitori (dopo 1-3 settimane e più spesso negli adolescenti e negli adulti). In 1 caso ogni 30.000 vaccinazioni, entro due mesi, può manifestarsi un calo transitorio delle piastrine.
È molto raro che si manifestino convulsioni collegate alla febbre, tuttavia, in caso il bambino da vaccinare abbia già sofferto di convulsioni febbrili o ne abbiano sofferto i genitori o i fratelli è consigliabile utilizzare il vaccino contro morbillo, parotite rosolia (MPR) ed effettuare la vaccinazione antivaricella dopo almeno un mese dal vaccino MPR.
Gli effetti collaterali della vaccinazione (convulsioni, dolori articolari, calo delle piastrine) sono molto meno frequenti rispetto a quelle causate dalle malattie contro cui vacciniamo.
L’Herpes Zoster a distanza di tempo (mesi, anni) dalla vaccinazione è 5-10 volte meno frequente rispetto a quanto accade dopo la malattia naturale. Le reazioni allergiche a componenti del vaccino sono eccezionali come per tutti i vaccini.
LA MALATTIA
L’infezione da Papillomavirus umano (HPV) rappresenta un problema rilevante per la Sanità Pubblica dal momento che viene riconosciuta come l’infezione a trasmissione sessuale più frequente al mondo. Si calcola che l’80% delle persone sessualmente attive venga a contatto con il virus nel corso della vita.
Il Papilloma Virus Umano è causa riconosciuta di patologie tumorali e non, che colpiscono entrambi I sessi. Alcuni tipi di Papilloma Virus – in particolare l’HPV 16 e 18 – sono responsabili della maggior parte dei casi di tumore del collo dell’utero, della vagina, dell’ano e di una proporzione variabile, da un terzo alla metà, dei tumori della vulva, del pene e dell’orofaringe. Altri tipi di Papilloma virus – in particolare l’HPV 6 e HPV 11 – sono responsabili dei condilomi genitali. La ricerca scientifica ha messo a punto vaccini in grado di prevenire efficacemente le infezioni da Papillomavirus e, di conseguenza, i tumori correlati. Tali vaccini contengono particelle non infettive, simili ai virus HPV, ottenute mediante avanzate tecniche di laboratorio, che non possono in nessun modo provocare l’infezione. Sono utilizzati in molti Paesi del mondo da molti anni e dagli studi clinici effettuati si sono dimostrati efficaci ed ottimamente tollerati. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato la fascia d’età preadolescenziale (dodicesimo anno di vita) come il momento ideale per somministrare la vaccinazione, in quanto a questa età, prima del contatto con il virus, la risposta alla vaccinazione e la protezione indotta sono massimi.
IL VACCINO
Il vaccino attualmente utilizzato è efficace nei confronti di 9 tipi di papilloma virus umano (i sierotipi 6,11,16,18,31,33,45,52,58) e protegge da quasi il 90% dei tumori del collo dell’utero e intorno all’80% degli altri tipi di tumori HPV correlati.
Il ciclo vaccinale consta di due dosi fino al compimento del 15° anno, somministrate con un intervallo di circa 6 mesi e tre dosi dopo i 15 anni. Ogni dose consiste in una iniezione intramuscolare nella regione deltoidea (parte alta del braccio).
Gli studi clinici effettuati sull’efficacia del vaccino nel prevenire le infezioni da HPV e le conseguenti lesioni precancerose e cancerose, dovute ai sierotipi contenuti nel vaccino, hanno dimostrato una elevata efficacia e la protezione determinata dal ciclo di base completo si è dimostrata duratura, senza la necessità di una dose di richiamo in età adulta. Nella regione Emilia Romagna il vaccino è offerto in modo attivo e gratuito ai ragazzi (a partire dai nati nel 2006) e alle ragazze nel 12° anno di vita, con mantenimento del diritto alla gratuità fino al compimento dei 18 anni. Dopo tale età il vaccino può essere richiesto con pagamento di tariffa agevolata senza limiti di età.
GLI EFFETTI COLLATERALI
Le possibili reazioni indesiderate alla vaccinazione sono in generale molto modeste, si può verificare arrossamento, gonfiore nella sede dell’iniezione e più di frequente dolore al braccio, occasionalmente può presentarsi mal di testa, febbre o nausea. Tali sintomi sono comunque ben tollerati e di breve durata.
Le reazioni allergiche a componenti del vaccino sono eccezionali come per tutti i vaccini.
Nessun vaccino è efficace al 100% né fornisce una protezione contro ogni tipo di HPV o contro infezioni preesistenti da HPV, per cui l’abituale screening della cervice uterina (PAP test e HPV test) rimane di cruciale importanza e deve essere comunque effettuato secondo le raccomandazioni locali.
LA MALATTIA
L’epatite A è una malattia infettiva e contagiosa che colpisce il fegato causata da un virus eliminato nell’ambiente con le feci dei soggetti infetti.
L’infezione può avvenire attraverso l’ingestione di acqua o alimenti contaminati, in particolare cibi crudi o poco cotti (soprattutto frutti di mare e verdure). L’infezione può decorrere in forma paucisintomatica o comportare una malattia vera e propria. Questa si manifesta all’inizio come una banale influenza con febbre, malessere generale, debolezza, inappetenza, disturbi digestivi, dolori articolari, ai quali si associa un caratteristico colorito giallastro della pelle e degli occhi (ittero).
La durata della malattia è variabile ma sempre dell’ordine di alcune settimane. Nei lattanti e nei bambini nei primi 5-6 anni di vita, la maggior parte di queste infezioni decorre senza sintomi o con disturbi lievi. Al contrario negli adolescenti e negli adulti è più alta la probabilità che la malattia decorra in forma accentuata e con complicazioni. Nel bambino l’evoluzione è in genere favorevole, la forma fulminante rarissima e l’infezione non cronicizza.
IL VACCINO
Il vaccino contro l’epatite A, costituito dal virus ucciso inattivato ed altamente purificato, viene somministrato attraverso un iniezione per via intramuscolare.
Il ciclo vaccinale completo prevede 2 dosi di vaccino a distanza di 6-12 mesi l’una dall’altra.
Già dopo 15 giorni dalla prima dose si registra ottima produzione di anticorpi. Il vaccino si è dimostrato molto efficace e dopo il completamento del ciclo vaccinale si stima che la protezione sia di lunghissima durata.
La vaccinazione contro l’epatite A non è obbligatoria, ma raccomandata a chi si reca in zone in cui esista un serio rischio di contrarre l’infezione. In questo caso è gratuita fino al compimento dei 7 anni.
La vaccinazione è fortemente raccomandata nei bambini con particolari condizioni di salute (malattie croniche del fegato, emofilia ecc.) ed per questi casi è gratuito a prescindere dall’età.
GLI EFFETTI COLLATERALI
Il vaccino contro l’epatite A è ben tollerato sia dai bambini sia dagli adulti.
Raramente si possono verificare effetti collaterali, per lo più di lieve entità: nella sede d’iniezione possono comparire rossore, gonfiore e dolore. Si tratta di reazioni transitorie più frequenti dopo la prima dose. Più rara è la comparsa di mal di testa, malessere generale, febbre, nausea e inappetenza entro 4 giorni dalla vaccinazioni e non durano più di 24 ore.
Le reazioni allergiche a componenti del vaccino sono eccezionali come per tutti i vaccini.
LA MALATTIA
La varicella è una malattia molto contagiosa causata dal virus Varicella-Zoster e si manifesta con la comparsa di macchioline rosa sulla pelle che si trasformano rapidamente in vescicole e poi in croste.
Può essere accompagnata da altri sintomi come febbre e malessere, più facilmente negli adulti.
Dopo la guarigione, il virus rimane quiescente nell’organismo all’interno dei gangli nervosi e si può riattivare quando il sistema immunitario si indebolisce (anziani, persone immunodepresse) con l’Herpes Zoster (cosiddetto “fuoco di Sant’Antonio”) che si manifesta con vescicole e croste simili a quelle della varicella, ma tipicamente localizzate lungo il percorso di un nervo (per lo più del torace e della testa).
Il virus della varicella può essere trasmesso attraverso le goccioline respiratorie o tramite il liquido delle vescicole, per contatto diretto o per diffusione nell’aria. Ciò può accadere da circa 2 giorni prima della comparsa delle vescicole fino a che queste non sono diventate croste.
In Italia la malattia interessa principalmente i bambini con meno di 10 anni nei quali difficilmente provoca disturbi seri. Tra le rare complicazioni neurologiche, la più comune è l’infiammazione del cervelletto che provoca disturbi dell’equilibrio, ma di solito scompare senza lasciare danni. La varicella può essere invece particolarmente grave se colpisce i neonati (se la malattia compare nella mamma da 5 giorni prima a 2 giorni dopo il parto) e le persone con importanti disturbi del sistema immunitario. Anche negli adolescenti e negli adulti la varicella presenta più spesso complicazioni importanti.
L’Herpes Zoster può comparire a distanza di anni o di decenni dalla varicella e ha spesso caratteristiche di maggiore gravità rispetto a quest’ultima. Nei bambini si manifesta generalmente in forma più lieve che negli adulti.
IL VACCINO
Il vaccino contro la varicella contiene il virus vivo ma attenuato in modo tale che non si verifichi la malattia ma vengano ugualmente stimolate le difese che proteggono dall’infezione. Si somministra con un’iniezione a partire dai 12 mesi di vita.
Vengono consigliate due dosi di vaccino: dopo la seconda dose la protezione ottenuta raggiunge il 99%.
A partire dai nati dal 1 gennaio 2016 la vaccinazione antivaricella viene offerta gratuitamente insieme alla vaccinazione contro morbillo, parotite, rosolia e meningite ACWY al 13° – 15° mese di età e in occasione del richiamo dei 5/6 anni ai bambini che non hanno ancora avuto la malattia.
Con la Legge n. 119/2017 la vaccinazione contro il morbillo, rosolia e parotite epidemica sono state rese obbligatorie per i nuovi nati fino al 17° anno di vita.
Per i nati dal 1 gennaio 2017 la vaccinazione contro la varicella è obbligatoria.
In Emilia-Romagna, nelle coorti di età per le quali il vaccino non è obbligatorio, questo viene particolarmente raccomandato a coloro che hanno situazioni di salute che li mettono a rischio di avere la malattia in forma grave e a chi vive con loro o li assiste. In particolare a minori:- in attesa di trapianto;
– affetti da leucemia (linfatica acuta) in fase di remissione;
– con infezione da HIV (a seconda del loro stato di salute);
– con insufficienza renale cronica;
– diabetici;
– affetti da patologie croniche del fegato;
– che non hanno avuto la varicella e vivono con chi presenta disturbi importanti dell’immunità;
– a contatto con donne in età fertile che non hanno avuto la varicella.
La vaccinazione, eseguita entro 5 giorni dal contatto con un ammalato di varicella, può proteggere dal contagio o far ammalare in forma più lieve.
GLI EFFETTI COLLATERALI
Il vaccino contro la varicella è generalmente ben tollerato e non provoca disturbi importanti. Può raramente comparire febbre e ancor più raramente possono manifestarsi alcune vescicole da varicella o l’Herpes Zoster a distanza di tempo (mesi, anni) che è solitamente lieve. Le reazioni allergiche a componenti del vaccino sono eccezionali come per tutti i vaccini.
LA MALATTIA
La gastroenterite da rotavirus è una malattia diffusa in tutto il mondo:
– in Europa e nel resto delle zone temperate, il virus si presenta con picchi di incidenza stagionale soprattutto nel periodo invernale tra novembre e marzo.
– nei paesi tropicali, invece, si possono verificare picchi ma il virus è presente sostanzialmente tutto l’anno.
Il rotavirus è la causa più comune di gastroenteriti virali fra i neonati e i bambini al di sotto dei 5 anni; in particolare, nei bambini molto piccoli (tra i 6 e i 24 mesi) il virus può causare una diarrea severa e disidratazione.
Il virus esiste in diverse forme, ma l’infezione è pericolosa solo quando provocata dai rotavirus A (e in misura minore da quelli B e C). L’aver contratto il virus una volta non dà immunità sufficiente, anche se le infezioni che si contraggono negli anni successivi e in età adulta tendono a presentarsi in forma più leggera. La principale via di trasmissione del virus è quella oro-fecale e talvolta la diffusione può avvenire anche per contatto e per via respiratoria. Poiché il virus è stabile nell’ambiente, la trasmissione può avvenire attraverso l’ingestione di acqua o cibo contaminato o a causa del contatto con superfici contaminate.
La diffusione da persona a persona attraverso la contaminazione delle mani è probabilmente la più diffusa negli ambienti comunitari, in particolare negli asili nido.
Nelle mense e negli altri luoghi destinati a ristorazione collettiva, il rotavirus può essere trasmesso quando un operatore che ha contratto l’infezione maneggia alimenti che non richiedono la cottura, come per esempio insalata, frutta e altre verdure fresche, senza lavarsi accuratamente le mani.
La malattia ha un periodo di incubazione di circa 2 giorni, dopo i quali insorgono febbre, disturbi gastrici, vomito e diarrea acquosa per 3-8 giorni.
Nella maggior parte dei casi, quando si sviluppa una forma blanda di diarrea, i malati guariscono senza alcun trattamento. Tuttavia, una diarrea acuta può portare a disidratazione grave dell’organismo, una condizione che rischia di essere letale senza un intervento di reidratazione per via endovenosa in ospedale.
IL VACCINO
Il vaccino contro il Rotavirus viene somministrato per bocca ed ha ciclo completo in 3 dosi. Non è obbligatorio ma vivamente raccomandato.
La 1^ dose viene somministrata in occasione delle prime vaccinazioni previste dal calendario regionale a 2/3 mesi di età; la 2^ dose dopo almeno 4 settimane dalla prima dose in occasione delle seconde vaccinazioni previste a 3/4 mesi di età; la 3^ dose dopo almeno 4 settimane dalla seconda dose in occasione delle terze vaccinazioni previste a 4/5 mesi di età.
La 1^ dose deve essere somministrata entro le 12 settimane di vita ed il ciclo vaccinale va concluso preferibilmente entro le 20/22 settimane di vita, al massimo entro le 32 settimane di vita.
La vaccinazione è controindicata in caso di anamnesi positiva per invaginazione intestinale, nei soggetti con immunodeficienza combinata, malformazione congenita, non corretta, del tratto gastrointestinale. Non ci sono studi sulla sicurezza nei prematuri sotto alle 25 settimane di età gestazionale.
La vaccinazione deve essere rimandata nei soggetti affetti da diarrea o vomito e in quelli affetti da malattie acute febbrili. Dopo la vaccinazione il virus viene eliminato con le feci, con un picco massimo intorno al settimo giorno e soprattutto dopo la prima dose, pertanto il vaccino deve essere somministrato raccomandando di osservare alcune precauzioni in bambini che hanno stretti contatti con soggetti affetti da malattie o che assumono farmaci che riducono le difese immunitarie. In ogni caso le persone che hanno stretti contatti con i bambini vaccinati di recente devono essere invitati ad una attenta igiene personale (lavaggio delle mani).
A giudizio del medico vaccinatore può essere impiegato anche un altro tipo di vaccino vivo attenuato che prevede due dosi e indicazioni temporali di somministrazioni differenti.
GLI EFFETTI COLLATERALI
Gli effetti collaterali più comuni sono diarrea ed irritabilità mentre quelli non comuni sono dolori addominali, flatulenza e dermatite.
Sebbene negli studi clinici non sia stato osservato un aumento del rischio di invaginazione intestinale a seguito della somministrazione del vaccino rispetto al placebo, sulla base di dati provenienti da studi post-marketing, non può essere escluso un piccolo aumento del rischio di invaginazione intestinale in un periodo di 31 giorni e nella maggior parte dei casi entro i 7 giorni dalla somministrazione della prima dose di vaccino.
E’ bene che i genitori riferiscano al pediatra del proprio bambino eventuali sintomi particolari come ad esempio: forti dolori addominali, vomito persistente, presenza di sangue nelle feci, gonfiore addominalesangue nelle feci, febbre elevata.
LA MALATTIA
L’influenza è una malattia infettiva tipicamente stagionale che si presenta in inverno. È molto contagiosa e può essere causata da due virus diversi (tipo A e B) che ogni anno possono modificarsi in modo più o meno importante. Le difese prodotte contro i virus dell’anno precedente diventano quindi poco meno efficaci rispetto alla nuova infezione. Per questo, contrariamente a quanto accade per altre malattie infettive (come ad esempio morbillo o varicella), di influenza è possibile ammalare ogni anno. Molto raramente può accadere che i virus influenzali improvvisamente vadano incontro a mutazioni molto consistenti in modo tale da diventare irriconoscibili: in questo caso si verificano epidemie molto ampie che coinvolgono tutto il mondo dette pandemie L’influenza si trasmette attraverso le minuscole goccioline emesse durante la respirazione oppure tramite oggetti da poco contaminati con secrezioni del naso o della gola e, specialmente nei bambini, attraverso le mani sporche. Gli ambienti chiusi, affollati e con scarso ricambio d’aria, come gli autobus, i negozi, il cinema e le aule scolastiche, sono quelli in cui più facilmente si diffonde la malattia perché in queste circostanze è più facile che il soggetto entri in contatto con i virus. L’influenza ha un inizio brusco con febbre e brividi di freddo, mal di testa, dolori muscolari diffusi, spossatezza, mal di gola, raffreddore e tosse. A volte compaiono vomito e diarrea. Più raramente l’influenza si manifesta solo con febbre e pochi altri sintomi. La febbre dura in genere 2 o 3 giorni ma può protrarsi più a lungo; i sintomi respiratori (come raffreddore, mal di gola e tosse) diventano più evidenti nei giorni immediatamente successivi e la tosse può durare anche 2 settimane. Alla malattia può seguire una marcata sensazione di stanchezza o malessere anche per parecchi giorni.
Dall’influenza, di regola, si guarisce completamente. La gravità della malattia può dipendere dal tipo di virus in circolazione e dalla sua diversità, più o meno marcata, rispetto a quelli circolati negli anni precedenti. I bambini, per ragioni anagrafiche, hanno “incontrato” pochi tipi di virus influenzali nel corso della propria vita perciò hanno meno difese e si ammalano più spesso degli adulti. La malattia può essere pericolosa se colpisce bambini che hanno patologie che li rendono maggiormente soggetti alle complicazioni legate all’influenza oppure ad un aggravamento della malattia di base della quale cui soffrono, come ad esempio: malattie respiratorie croniche, disturbi del cuore, dei reni, diabete mellito insulinodipendente, difetti del sistema immunitario ecc.
IL VACCINO
Esistono due tipi diversi di vaccino antinfluenzale impiegabili nell’infanzia:
1. Vaccino inattivato: in questo tipo di vaccine, i virus dell’influenza vengono coltivati in laboratorio e poi uccisi (= inattivati). Nei vaccini destinati all’infanzia i virus vengono spezzettati in piccole parti (“slpit”) o trattati in modo da isolarne solo microscopiche particelle (“sub-unit”). I virus dell’influenza tendono a modificarsi spontaneamente nel tempo, per cui ogni anno viene prodotto un nuovo vaccino “aggiornato”. Il vaccino viene somministrato con un’iniezione per via intramuscolare in genere dal 6° mese di vita. Il numero di dosi è variabile:
* una sola dose è sufficiente se il bambino ha più di 9 anni oppure se è più piccolo ma è già stato vaccinato l’anno precedente; * due dosi, a distanza di 4 settimane l’una dall’altra, sono necessarie se il bambino ha meno di 9 anni e se viene vaccinato per la prima volta.
La protezione inizia dopo circa 15 giorni dal completamento della vaccinazione. La vaccinazione antinfluenzale protegge efficacemente dalle complicazioni ed è il mezzo disponibile più efficace e sicuro per prevenire la malattia. Nei bambini la protezione migliora con l’aumentare dell’età.
2. Vaccino vivo e attenuato: in questo tipo di vaccino i virus dell’influenza vengono coltivati in laboratorio in modo che si mantengano vivi, ma perdano la propria virulenza. In questo modo quando vengono somministrati attraverso uno spray nel naso stimolano la produzione di anticorpi che proteggono poi il bambino anche dal virus selvaggio senza causare, però, la malattia. In Italia questo tipo di vaccino è approvato dopo i 24 mesi d’età e prima del 18 compleanno. Anche in questo caso una sola dose è sufficiente se il bambino ha più di 9 anni oppure se è più piccolo ma è già stato vaccinato l’anno precedente; due dosi, a distanza di 4 settimane l’una dall’altra, sono necessarie se il bambino ha meno di 9 anni e se viene vaccinato per la prima volta.
QUALI BAMBINI SI DOVREBBERO VACCINARE
La vaccinazione non è obbligatoria ma è fortemente raccomandata a:
– minori in condizioni di salute particolari (es. gravi malattie del cuore, dei reni, dell’apparato respiratorio, diabete, importante compromissione delle difese immunitarie, ecc.) e per questo sono più vulnerabili a sviluppare complicanze dell’influenza oppure peggioramento delle proprie condizioni di salute qualora contraggano l’influenza;
– minori sani (cioè senza patologie) che vivono a stretto contatto con familiari affetti da gravi patologie (es. fratelli, genitori, nonni o zii affetti da patologie croniche).
In entrambi i casi, ogni anno i pediatri di libera scelta della provincia di Modena inviano i nominativi dei minori interessati alla Pediatria di comunità dell’Ausl che li invita ad eseguire la vaccinazione.
L’invito viene inviato ai genitori tramite SMS.
Ulteriori informazioni sulla vaccinazione antinfluenzale sono disponibili alla pagina dedicata.
GLI EFFETTI COLLATERALI
Il vaccino è generalmente ben tollerato e, specialmente nei bambini, non causa disturbi. Raramente possono verificarsi effetti collaterali di lieve entità. Nella sede d’iniezione possono comparire rossore, gonfiore e dolore nelle 48 ore successive alla vaccinazione. Ancor più rari sono: febbre, malessere generale, dolori muscolari o articolari e mal di testa a distanza di 6-12 ore dalla puntura; questi sintomi si osservano più spesso in chi si vaccina per la prima volta e non durano più di uno o due giorni. Il vaccino spray somministrato per via endonasale comporta frequentemente transitoria ostruzione nasale e rinorrea (naso che gocciola) ed occasionalmente epistassi (sanguinamento nasale) oltre agli altri sintomi collaterali (febbre, malessere, dolori muscolari) descritti con il vaccino iniettivo. Le reazioni allergiche a componenti del vaccino sono eccezionali come per tutti gli altri vaccini.
LA MALATTIA
L’infezione da Haemophilus influenzae tipo b (HIBHib), un batterio capsulato , può causare nel bambino piccolo manifestazioni cliniche molto gravi come: la sepsi, la polmonite, l’epiglottite (con asfissia), ma soprattutto la meningite (oltre il 50% dei casi) con conseguenti gravi danni neurologici o morte nel 30% dei bambini. In passato, prima della vaccinazione universale, era la causa più frequente di meningite nei primi 2 anni di vita. Circa 1 bambino ogni 600 presentava una infezione invasiva, ma dopo l’introduzione della vaccinazione universale il numero di infezioni gravi si è ridotto enormemente.
IL VACCINO
Con la Legge 119/2017 il vaccino contro l’HIB è diventato obbligatorio per i nuovi nati fino al 17° compleanno.
Il vaccino contiene alcune sostanze (polisaccaridi) della capsula superficiale del batterio legate (coniugate) ad alcune proteine, per renderle immonogene già dai primi mesi di vita. Il vaccino è disponibile combinato con altri vaccini nel vaccino esavalente, insieme alle componenti contro tetano, difterite, pertosse e poliomielite, epatite B. Esiste anche un vaccino singolo solo contro l’HIB che viene utilizzato per rinforzare o richiamare la risposta immunologica nei bambini che non sono stati completamente vaccinati o che hanno difetti immunitari o specifiche patologie che li rendono più fragili nei confronti di questo batterio. Il vaccino si somministra per via intramuscolare. L’efficacia del vaccino è elevata: dopo il completamento del ciclo vaccinale vengono prevenute il 95-100% delle infezioni da HIB.
GLI EFFETTI COLLATERALI2
Dopo la vaccinazione circa 1 bambino su 4 presenta reazioni locali lievi come arrossamento, dolore e gonfiore nella sede di iniezione, che generalmente scompaiono entro 2-3 giorni. Reazioni come febbre e irritabilità sono poco frequenti (5%). Una reazione allergica grave da vaccino è molto rara.